Il Real Albergo dei Poveri a Napoli
Napoli - Italia
- Cultura
Luogo
- Napoli – Italia
Anno
- 2023 – in corso
Committente
- Comune di Napoli
Attività
- Progettazione esecutiva
Importo lavori
- 87 M €
Uno degli edifici più emblematici di Napoli, il Real Albergo dei Poveri, viene restituito alla città e a nuovi usi attraverso un grande intervento di rigenerazione urbana. Il progetto si misura con la complessità e si imposta sulla conoscenza dell’edificio, sulla consapevolezza dei suoi valori architettonici e spaziali, sull’ascolto e sul riconoscimento delle sue specificità.
Il Real Albergo dei Poveri (RAP) è un grande edificio la cui disomogeneità si lega non solo alla dimensione, allo sviluppo lineare delle tre corti che lo compongono, disposte su un terreno dall’orografia non pianeggiante in ragione della vicinanza alla collina di Capodimonte, ma dipende in buona parte da ciò che il tempo ha fatto di esso. Fin dall’inizio è l’espressione di un progetto interrotto, ridotto prima nella sua estensione e poi mai concluso nemmeno secondo il programma originario. È un edificio completato in alcune parti e rimasto incompiuto in altre, sottoposto a cambiamenti dipendenti dagli usi, a trasformazioni progettate o a parziali adeguamenti, segnato da aggiunte e cancellazioni, da alterazioni e da crolli, da interventi anche recenti mirati al recupero di alcune sue parti o al contenimento del suo stesso degrado.
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Oltre alle azioni di restauro, articolate e significative, che si misurano con il carattere generale “non finito” del complesso, ma anche con le alterazioni storiche, con le superfetazioni e con le componenti mancanti dell’impaginato storico, diversi altri interventi riguardano il risarcimento delle parti crollate attraverso lo sviluppo di nuove volumetrie che si misurano con la dimensione contemporanea del progetto di architettura. Il cantonale a sud-ovest, ad esempio, viene ricostruito, ristabilendo l’unità architettonica all’edificio ma esprimendo, nel linguaggio adottato, la contemporaneità dell’intervento. Un intervento capace di rispondere alle istanze funzionali e spaziali e della complessità proprie dei nuovi ambienti che ospiteranno la sede del “Museo Pompeiano” legato al MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) e dedicato al racconto dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C, alle trasformazioni del suo territorio fino ai giorni nostri, e alla storia degli scavi di Ercolano e Pompei. Il Museo occupa le grandi sale del Fuga, servite dagli impianti grazie a un plenum continuo nel corridoio centrale che rialza la quota del pavimento di circa un metro. In corrispondenza degli ingressi negli ambienti espositivi sono realizzati dispositivi volumetrici che mascherano le scale/rampe di discesa attraverso involucri lignei che contengono i Fan Coil e rispondono anche alle esigenze espositive. Oltre al MANN l’articolato programma per il nuovo Real Albergo dei Poveri include la creazione della nuova sede della Biblioteca Nazionale di Napoli in posizione assiale della corte centrale. Oltre alle sale lettura tradizionali la Biblioteca è provvista di una grande Public Library al piano superiore dove trova posizione anche una nuova caffetteria. La sala si configura come un ampio spazio regolare definito da una vetrata continua sul lato Nord ma in posizione arretrata rispetto alla facciata originale del Fuga, ricavando così un giardino pensile longitudinale piantumato con alberi che fuoriescono liberamente dalle forometrie regolari di facciata: una vegetazione ruderale capace di preservare l’affascinante immagine di preesistenza rinaturalizzata. Il Comune di Napoli invece occuperà parte degli ambienti affacciati sulla corte centrale, adibiti a spazi polifunzionali, centro congressi e sale espositive oltre a una porzione di uffici amministrativi. Queste funzioni trovano una solida sinergia con le sei corti triangolari del corpo centrale che offrono una vegetazione legata alla tradizione dell’Orto Botanico di Napoli. La facciata principale sulla piazza Carlo III sarà occupata parzialmente dalla foresteria della Scuola Superiore Meridionale e dalle aule dell’Università Federico II. Le stanze di questa foresteria sono ricavate in ambienti voltati ognuno dei quali assicura il posizionamento di due unità letto, dotate ciascuna di servizio e kitchenette. Il muro divisorio delle camere è rivestito in specchio per assicurare la continuità percettiva della volta sezionata attraverso il suo riflesso. Infine la rigenerazione del complesso prevede la creazione di ristoranti e caffetterie in stretta connessione con la riorganizzazione degli spazi aperti (corti e terrazze) immaginati come esibizione della flora mediterranea. Il progetto si confronta inoltre con il diverso trattamento delle facciate che caratterizza il RAP: il restauro del lungo fronte verso piazza Carlo III, intonacato nella parte soprastante il basamento in pietra, e le facciate retrostanti nelle quali le tessiture a vista delle murature sono conservate per mantenere l’immagine del “non finito”. Grande attenzione è stata data alla gestione delle connessioni interne, degli accessi e dell’autonomia di ogni funzione attraverso un accurato studio dei flussi pedonali volto all’ottimizzazione e all’integrazione delle sinergie positive tra funzioni. La Biblioteca Nazionale, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), l’Università Federico II e la Scuola Superiore Meridionale sono le “funzioni ancora” a cui è affidato il ruolo di attrattori ad una scala più ampia del contesto urbano di prossimità. La nuova identità del RAP come hub culturale dinamico e multidisciplinare è data dalla compresenza di spazi adibiti a questi “usi permanenti” ma che comprende anche spazi riservati agli “usi condivisi” dal MANN e dalla Biblioteca, rappresentativi della collaborazione istituzionale e di spazi per “usi temporanei”. Questi ultimi esprimono un’altra modalità di apertura del RAP alla città. Sono ambienti disponibili all’alternarsi di attività promosse dalla società locale, di iniziative che esprimono molteplici forme di creatività. Nei locali al piano terra della corte centrale è stato inoltre costituito il Museo della fabbrica, per manifestare adeguatamente il valore simbolico, identitario e culturale che il complesso del Fuga ha rappresentato nel tempo per la città.